Archivio fotonotizie
Il dottor Gabriele Lupi, Direttore f.f. della S.C. Cardiologia UTIC Micone, Gallino, Territorio Asl3, approfondisce in un'intervista i temi legati alla salute del cuore: sintomatologia e fattori di rischio Quali sono le principali patologie a carico del cuore? Oggi le malattie cardiovascolari restano ancora la prima causa di morte in Italia, con una percentuale del 34,8% sul totale dei decessi. Tra le malattie cardiovascolari la più frequente è la cardiopatia ischemica, seguita dalla malattia cardiaca causata dall’ipertensione aortica. Inoltre, si osservano molti pazienti affetti da malattie valvolari, prevalentemente su base degenerativa, anche se le forme secondarie a malattia reumatica sono in aumento a seguito degli importanti flussi migratori. Esistono altre due forme di cardiopatia di più rara osservazione: le cardiopatie congenite, che - seguito di procedure chirurgiche o interventistiche effettuate molto precocemente - raggiungono l’età adulta, con problematiche peculiari, e le cardiomiopatie, che oggi possono essere diagnosticate precocemente grazie alle nuove tecnologie mediche che hanno affiancato l’ecocardiografia, come la risonanza magnetica, e - in casi selezionati - lo studio genetico per la diagnosi delle forme familiari. In generale, tutte le malattie che interessano il cuore, a lungo andare, possono compromettere la funzionalità dell’organo determinando la condizione nota come scompenso cardiaco. Quali sono i sintomi della malattia? Le numerose campagne di informazione, promosse da Asl3, hanno contribuito alla sensibilizzazione della popolazione sul riconoscimento del sintomo primario e più frequente dell’infarto del miocardio e dell’angina pectoris (la mancanza temporanea di ossigeno nel tessuto cardiaco), ovvero il dolore toracico. Tra le altre situazioni di allarme, da riferire tempestivamente al medico, si evidenziano il riconoscimento di una difficoltà respiratoria e il riscontro del gonfiore alle gambe, tipici dei pazienti interessati da scompenso cardiaco; anche il cardiopalmo (batticuore) e talvolta la perdita di coscienza possono essere sintomi rivelatori di cardiopatia. La richiesta d’aiuto tempestiva alla rete di emergenza, attiva 24 ore su 24, può contribuire di fatto ad un’importante riduzione della mortalità in fase acuta per queste patologie. Come prevenire? Il consiglio che mi sento di dare ai cittadini è quello di non pensare al Covid-19 come l’unico nemico della nostra salute da combattere. Adesso è il momento per riprendere il percorso di prevenzione e cura, soprattutto per le malattie cardiovascolari. I fattori di rischio per lo sviluppo di malattia cardiovascolare sono noti: fumo, ipertensione, elevati valori di colesterolo nel sangue, diabete. La correzione di queste condizioni deve essere effettuata sia con interventi non farmacologici sia con interventi farmacologici. Tra i primi ricordiamo la astensione fumo di sigaretta, la riduzione del consumo di sale e di grassi animali, l’incremento nella dieta dell’assunzione di pesce, frutta e verdura, la regolare attività fisica aerobica svolta almeno 3 volte alla settimana e la correzione dell’obesità. Questi provvedimenti, eventualmente associati ai farmaci prescritti dal medico per il controllo dei valori di pressione, per la riduzione del colesterolo e per il controllo dei valori di glicemia, si sono dimostrati in grado di determinare la riduzione del numero assoluto degli eventi ed a ritardare l’età di insorgenza della malattia aterosclerotica. Quali interventi e farmaci innovativi sono stati introdotti? Gli interventi innovativi più importanti attualmente a nostra disposizione sono tre: l’intervento coronarico percutaneo in fase acuta di infarto, noto come angioplastica primaria, il quale ha contribuito ad un significativo miglioramento della prognosi del paziente con cardiopatia ischemica; la sostituzione delle valvole cardiache con interventi percutanei (cioè senza incidere la cute) che ha reso possibile questo tipo di intervento anche ai pazienti con controindicazione alla chirurgia; la terapia ablativa delle aritmie con sistemi sempre più sofisticati di individuazione dei circuiti anomali . In campo farmacologico, le nuove armi a disposizione sono i nuovi potenti farmaci per la cura dello scompenso cardiaco, i nuovi anticoagulanti orali per la prevenzione degli eventi cardio-embolici della fibrillazione atriale, gli anticorpi monoclonali per i recettori del colesterolo, che permettono di normalizzare i valori lipidici anche nelle forme resistenti alla abituale terapia farmacologica. Quali sono le terapie proposte da Asl3? La S.C. Cardiologia di Asl3 è sempre stata al passo con le innovazioni, offrendo al paziente con cardiopatia l’assistenza prevista dalle linee guida internazionali. All’Ospedale Padre Antero Micone di Sestri Ponente, ad esempio, da anni è attivo un centro aritmologico d’eccellenza, dedicato allo studio e alla terapia delle aritmie cardiache con l’esecuzione di interventi di ablazione dei circuiti complessi sia con metodologie tradizionali (con catetere intravenoso) sia innovative e interventi di impianto di pacemaker e defibrillatori impiantabili sia con approccio tradizionale sia con approccio sottocutaneo. Sempre a Sestri Ponente è attivo un centro per la diagnosi e la cura e dello scompenso cardiaco che, oltre alla attività ambulatoriale e di degenza ordinaria, da anni si occupa della gestione della terapia con farmaci inotropi sia come ponte a terapie non convenzionali sia come trattamento palliativo dei sintomi nelle fasi avanzate di malattia. Da alcuni anni, grazie alla collaborazione con l’Istituto Gaslini di Genova e con ICLAS di Rapallo, in Asl 3 è stato costituito un centro per la cura e l’assistenza dei pazienti con cardiopatia congenita che hanno superato l’età pediatrica, noti a tutti con l’acronimo GUCH. Il centro accetta anche pazienti provenienti da fuori regione e costituisce l’hub regionale per la gestione di queste patologie. Ci sono studi portati avanti da ASL3 e collaborazioni?Negli anni sono stati effettuati diversi studi sulle aritmie cardiache, tra i quali ricordo gli studi Asl3 sui pazienti con fibrillazione atriale e sui pazienti con defibrillatore. Inoltre, è stato recentemente accettato per la pubblicazione sul Giornale Italiano di Cardiologia uno studio effettuato in collaborazione con altri centri liguri e la Società Ligure di Telemedicina riguardante l’impiego della telemedicina nella gestione a distanza dei pazienti GUCH. A chi rivolgersi Ogni cittadino deve rivolgersi al proprio medico di medicina generale, che saprà consigliarlo sia per quanto riguarda la terapia sia sulla eventuale necessità di visite o prestazioni specialistiche. I medici di medicina generale hanno a loro disposizione sia appuntamenti prenotabili tramite Cup sia accesso a percorsi preferenziali protetti, previo contatto diretto con le strutture. Per quanto riguarda i problemi specifici dello scompenso cardiaco, Asl3 ha organizzato ambulatori sia nelle sedi territoriali (Quarto, Via Assarotti, Fiumara, Villa De Mari) sia nelle sedi ospedaliere (Villa Scassi, Sestri Ponente e Pontedecimo). Per maggiori info sulle sedi della Cardiologia Asl3 Micone, Gallino, Territorio: pagina dedicata
Pubblicato: 27 Ottobre 2021
In occasione della Giornata mondiale contro il tumore al seno, in programma come ogni anno il 19 ottobre, la Dott.ssa Nicoletta Gandolfo, Direttore del Dipartimento Diagnostica per Immagini e Coordinatore Breast Unit Asl3, risponde alle principali domande sullo screening mammografico e sull'offerta di servizi in Asl3 per le donne in caso di necessità Dottoressa Gandolfo, perché è importante aderire allo screening? Lo screening è un importante intervento di prevenzione di salute pubblica offerto gratuitamente a tutte le donne di età compresa dai 50 ai 69 anni residenti sul territorio di ciascuna provincia della Regione Liguria.L’attività di prevenzione è rivolta alle assistite asintomatiche e che non hanno avuto in precedenza una diagnosi di tumore mammario. Queste vengono invitate, ogni due anni, ad eseguire una mammografia di screening nella sede ASL di appartenenza. E’ importate sottolineare che una corretta attività di prevenzione del tumore mammario mediante screening mammografico consente di ridurre del 35% circa il tasso di mortalità. In cosa consiste lo screening del tumore al seno? Il test di screening (test di primo livello) consiste in una mammografia eseguita da Tecnici Sanitari di Radiologia Medica dedicati e visionato e interpretato da due Medici Radiologi esperti in senologia. L'esame radiologico è di breve durata e consiste nella compressione della mammella, mediante l’utilizzo di mammografi digitali di ultima generazione e sottoposti a controlli di qualità. L’esame non è invasivo e comporta un leggero fastidio. Gli esiti dell'esame: cosa accade? Se l’esito dell’esame risulta negativo la risposta è inviata per lettera all'assistita, insieme all’indicazione del periodo che intercorrerà prima del controllo successivo, solitamente ogni due anni; trascorso questo periodo l'assistita riceverà un’altra lettera di invito personale per effettuare una nuova mammografia. Se, invece, la mammografia richiede ulteriori approfondimenti diagnostici la donna è contattata telefonicamente dall'Unità Organizzativa Screening ed è indirizzata a controllo presso un centro radiologico detto di secondo livello. Nel periodo che intercorre prima della data concordata (dai 2 ai 7 giorni antecedenti l’esame) la paziente è ricontattata per la conferma dell’appuntamento e per stabilire a quali esami sarà sottoposta e con che tempistiche. Infine, una volta effettuati tutti gli accertamenti, lo specialista propone all’assistita l’eventuale percorso clinico da intraprendere. Come aderire al programma? Tutte le donne, di età compresa tra i 50 e i 69 anni residenti nel territorio di Asl3, ricevono la lettera di invito nella quale sono indicati sede, giorno e ora dell’appuntamento. E’ comunque possibile modificarlo contattando la Segreteria Organizzativa dello screening del tumore mammario. Per tutte le assistite che aderiscono, inoltre, è richiesta la firma del consenso al proprio inserimento nel programma. Le assistite che aderiscono al programma possono, in qualunque momento, chiedere all'Unità Organizzativa di essere escluse dallo stesso e, in questo caso, non saranno più invitate, fatta salva la possibilità di chiedere il proprio reinserimento. Tutte le donne che non desiderano aderire al programma ma non comunicano la loro esclusione all'Unità Organizzativa continueranno comunque a ricevere ogni due anni l'invito per il test di screening. In caso di mammografia eseguita nei 12 mesi precedenti all'appuntamento fissato si dovrà contattare l'Unità Organizzativa per posticipare la data dell'esame. È infatti sconsigliato eseguire una mammografia in regime di prevenzione se non sono trascorsi almeno 12 mesi dalla precedente. L'adesione al programma è libera e tutti gli esami effettuati all'interno del programma sono gratuiti. Quali consigli pratici può dare alle donne che si devono recare all'appuntamento? Il consiglio è di portare con sé durante l’esame di screening eventuali altri esami mammografici eseguiti in precedenza, perché è importante per l’operatore poterli visionare e trascrivere eventuali note nella scheda anamnestica di ciascuna Assistita. Come è integrato il programma di screening nell'attività diagnostica e terapeutica della Breast Unit Asl3? Il programma di screening mammografico è totalmente integrato in un percorso di prevenzione, diagnosi e cura del tumore al seno che caratterizza l’attività della Breast Unit di Asl3. Il personale sanitario che svolge attività di diagnostica senologica è adeguatamente formato, costantemente aggiornato e totalmente o prevalentemente dedicato a tale settore. Tutte le sedi sono dotate di apparecchiature di ultima generazione e di recente installazione (mammografi, ecografi, Risonanze Magnetiche). È garantita la gestione dell’urgenza mammaria, caratterizzata da sintomatologia clinica, con presa in carico della paziente entro 72 ore. Infine, in aggiunta agli altri ambulatori di visita senologica settimanali di I e II livello già disponibili presso le sedi di Fiumara e Villa Scassi, è attivo un ambulatorio di visite senologiche ad accesso diretto – la vie en rose presso la stanza n.15 del Palazzo della Salute della Fiumara, per garantire una risposta immediata ai bisogni della donna e una sempre più completa integrazione assistenziale tra Ospedale e territorio. Qui maggiori info: pagina Ambulatorio urgenze senologiche la vie en rose A chi rivolgersi Per qualsiasi informazione o comunicazione inerente lo screening mammografico è possibile rivolgersi ai seguenti recapiti dal lunedì al venerdì dalle ore 7.30 alle ore 12.45 Tel: 010 849 6411Fax: 010 849 9055E mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. È, inoltre, consultabile il sito screening.asl3.liguria.it gestito dalla S.S.D. Valutazione ed Organizzazione dello screening per gli aggiornamenti e per tutte le notizie e i recapiti di screening gestiti da Asl3. Per le sedi di esecuzione esami: vedi pagine Radiologia Per qualunque ulteriore segnalazione/necessità/informazione senologica il centro di coordinamento della Breast Unit dell’Ospedale Villa Scassi è disponibile dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 13.30 ai seguenti recati telefonici: 010 849 2652 - 010 849 2106 o scrivere al seguente indirizzo e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Pubblicato: 19 Ottobre 2021
In occasione dell’Onda Open Weekend sulla Salute Mentale, in programma dall’8 al 10 ottobre 2021, Asl3 attiva un Filo diretto con lo specialista nella giornata di venerdì 8 ottobre 2021 dalle 13 alle 16. Il dott. Enrico Giuffra - psicologo e psicoterapeuta della S.C. Salute mentale Distretto 10 SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) Villa Scassi, diretta dal dott. Rocco Luigi Picci, risponderà alle domande più frequenti su ansia, stress, depressione nella donna nell’era della pandemia Covid-19. Due i canali per mettersi in contatto con lo specialista venerdì 8 ottobre: Numero telefonico 010 849 2262 (dalle 13 alle 16) Mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (tutto il giorno)
Pubblicato: 01 Ottobre 2021
Dal 1° al 7 ottobre 2021, in occasione della Settimana Mondiale dell’Allattamento Materno, Asl3 propone a tutte le neomamme un filo diretto con gli specialisti del Dipartimento Materno Infantile. Sei gli appuntamenti in programma, nel corso dei quali si potranno approfondire numerosi argomenti, tra questi vaccinazioni anti-covid durante l’allattamento, tecniche di allattamento e consigli sull'alimentazione della mamma. Una vera e proprio task force di specialisti, provenienti dai reparti di Ostetricia e Ginecologia, Neonatologia e dal Consultorio familiare, forniranno anche informazioni sui servizi a disposizione delle donne e delle famiglie sia in ospedale che sul territorio, come - per fare alcuni esempi - il servizio di home visiting Asl3 dedicato al momento del ritorno a casa dopo il parto e i gruppi online di sostegno per mamme durante i primi mesi post nascita. Di seguito gli appuntamenti in programma: 1 ottobre dalle 8 alle 14: dott.ssa Paola Gelli, Coordinatore Infermieristico Neonatologia Villa Scassi Numero diretto: 331 698 8102 2 ottobre dalle 8 alle 14: dott.ssa Katia Pistelli, Ostetrica, Responsabile del Percorso Nascita Asl3Numero diretto: 010 849 6836 4 ottobre dalle 14 alle 17.30: dott.ssa Mariangela Raso, Assistente Sanitaria Consultorio Percorso nascita via Assarotti Distretto 11Numero diretto: 010 849 5717 5 ottobre dalle 8 alle 14: dott. Gabriele Vallerino, Ginecologo, Direttore Dipartimento Materno infantile e S.C. Ostetricia e Ginecologia, Ospedale Villa ScassiNumero diretto: 337 252 168 6 ottobre dalle 8 alle 14: dott. Luigi Canepa, Ginecologo, Responsabile Consultorio FamiliareNumero diretto: 010 849 6870 7 ottobre dalle 8 alle 14: dott.ssa Lorella Mazzarello, Direttore Neonatologia Ospedale Villa ScassiNumero diretto: 010 849 2344 Sarà possibile contattare gli esperti nella settimana dedicata all'allattamento materno anche via mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Il Dipartimento Materno Infantile è diretto dal dott. Gabriele Vallerino.
Pubblicato: 28 Settembre 2021
Asl3 aderisce all’Open Day sull’aneurisma aortico addominale organizzato dalla Fondazione ONDA in programma mercoledì 29 settembre 2021. In tale giornata dalle ore 9 alle 12 sarà attivo il filo diretto con lo specialista al numero 010 849 2617. Il Dott. Domenico Ermirio, Direttore della S.S.D. Chirurgia Vascolare ad indirizzo di cura della macroangiopatia diabetica e delle lesioni del piede diabetico dell’Ospedale Villa Scassi, risponderà a tutti i quesiti sulla patologia e sui principali fattori di rischio. Di seguito un breve approfondimento con alcune domande e risposte sul tema, a cura del dott. Ermirio. Dottor Ermirio, l’aneurisma aortico addominale è una malattia poco conosciuta e sottovalutata, come si manifesta? L’aneurisma aortico addominale (AAA) è una dilatazione superiore a 3 cm dell’aorta addominale. L’incidenza dell’aneurisma aortico addominale risulta essere del 12,5% negli uomini tra 70 e 84 anni mentre per le donne del 5,2% (stessa fascia d’età). Da un punto di vista clinico, l’aneurisma aortico addominale non presenta sintomi evidenti fino alla rottura dell’arteria addominale che è una condizione clinica di emergenza con un tasso di mortalità superiore al 90%. Quali sono le differenze tra uomo e donna? L’aneurisma aortico addominale colpisce prevalentemente i soggetti di sesso maschile. Tuttavia nelle donne over60, spesso fumatrici, vi è un’incidenza maggiore del tasso di rottura nei piccoli aneurismi. Perché è importante la prevenzione soprattutto per le donne? La prevenzione mediante screening appare fondamentale essendo l’aneurisma aortico addominale clinicamente silente (asintomatico) fino alla rottura completa o tamponata. L’intervento chirurgico se programmato (in elezione) ha un basso tasso di complicanze, cosa diversa è quando si tratta di una emergenza. Quali sono i principali fattori di rischio? I principali fattori di rischio sono familiarità per la malattia, condizione di aterosclerosi con storia di malattia cerebrovascolare o cardiopatia-ischemica ed inoltre fumo, obesità, ipertensione, ipercolesterolemia e storia di altri aneurismi vascolari. Esistono esami specifici che il medico può prescrivere per confermare la diagnosi? Lo specialista può effettuare una diagnosi clinica con semplice palpazione dell’addome ed eventualmente approfondirla mediante esame ecocolorDoppler del distretto aorto-iliaco. Spesso però l’aneurisma aortico addominale si diagnostica in corso di esame ecografico addominale, di ecocolorDoppler o di TC addominale eseguite per altre patologie. In caso di presenza di aneurisma com'è possibile intervenire e qual è la terapia consigliata? La diagnosi di aneurisma aortico addominale prevede un monitoraggio strumentale con ecocolorDoppler fino ai 5,5 cm di diametro massimo e relativa correzione dei fattori di rischio. In caso di rilevazione di diametro superiore, è preferibile intervenire chirurgicamente tramite intervento endovascolare o tradizionale. A chi rivolgersi? E’ necessario rivolgersi a un centro specialistico di Chirurgia Vascolare di comprovata esperienza nel trattamento di tale patologia nel contesto di un approccio multidisciplinare. In Asl3 è possibile contattare la S.S.D. Chirurgia Vascolare, con sede all’Ospedale Villa Scassi (padiglione 5, primo piano). Per info: pagina dedicata
Pubblicato: 24 Settembre 2021
Lunedì 27 settembre un Filo diretto telefonico con lo specialista Asl3 in Cure Palliative Asl3 aderisce all’iniziativa “Cento Città contro il Dolore 2021” attivando, nella giornata di lunedì 27 settembre dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.30, un “Filo diretto telefonico” al numero 010 849 7070 con un medico specialista in Cure Palliative per rispondere a domande e fornire utili consigli e informazioni. Con l’esperto potranno essere affrontati diversi temi tra i quali anche l’accesso ai servizi nell'area metropolitana per bisogni di cure palliative, sia per persone con malattia oncologica che con malattie croniche invalidanti e progressive, della disponibilità attuale dei trattamenti per il dolore e informazioni generali sulla gestione dei quadri clinici connessi alla presenza di dolore cronico nella popolazione fragile. Inoltre sul canale YouTube sarà disponibile la video intervista al Dott. Flavio Fusco, Direttore S.C. Cure Palliative Asl3, con un approfondimento sul dolore cronico e le ripercussioni che esso ha sulla vita quotidiana delle persone e delle terapie e servizi messi a disposizione da Asl3 per il malato. “Cento Città contro il Dolore” organizzata dalla Fondazione Isal viene programmata sul territorio Nazionale sabato 25 settembre. Link al Video: Cure palliative e dolore cronico Per maggiori informazioni sull’iniziativa: https://fondazioneisal.it/cento-citta-contro-il-dolore/
Pubblicato: 24 Settembre 2021
Venerdì 17 settembre filo diretto telefonico con specialisti Asl3 sulle cure materne e neonatali
Pubblicato: 10 Settembre 2021
Il servizio è attivo ogni venerdì mattina dalle 7.30 alle 10
Pubblicato: 09 Settembre 2021
In questa pagina risponde alle più frequenti domande sui disturbi alimentari la Dott.ssa Barbara Masini, Responsabile S.S.D Disturbi Alimentari Dottoressa Masini quando si parla di disturbi del comportamento alimentare a cosa ci si riferisce? I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Nello specifico può descriverci brevemente quali sono? Possono essere di diverso tipo e natura. Vediamo insieme di cosa si tratta. L'Anoressia Nervosa, per esempio, è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato da restrizione alimentare, paura di ingrassare e anomalia nel percepire il proprio peso. Mentre la Bulimia Nervosa (letteralmente “fame da bue”) si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche o “abbuffate” a cui seguono comportamenti di compensazione finalizzati ad ostacolare l’aumento di peso. C’è inoltre il disturbo da alimentazione incontrollata (BED acronimo di Binge Eating Disorder) che si presenta clinicamente con episodi di abbuffate tipici della bulimia nervosa, senza però mostrare i comportamenti compensatori tipici di quest’ultima, quali vomito, iperattività fisica, abuso di lassativi, diuretici, ecc. Proprio per questo le persone con BED sono generalmente sovrappeso o obese. Più in generale quali sono i sintomi e quando è necessario rivolgersi allo specialista? Per la maggior parte delle persone con disturbo dell’alimentazione, la consapevolezza di avere un problema è scarsa, mentre la paura di affrontare un cambiamento risulta fortissima. La ricerca continua della magrezza, il mangiare senza controllo, le diete estreme, l’uso del vomito o dei lassativi, possono essere visti dalla persona che soffre di disturbi dell’alimentazione non tanto come un disturbo, ma piuttosto come una soluzione ai propri problemi. Il disturbo dell’alimentazione infatti è “pervasivo”, cioè impegna così tanto la mente delle persone che ne soffrono, da portare all’illusione di poter tenere lontani gli altri problemi della vita. In realtà, invece, molti problemi sono causati proprio dal disturbo alimentare stesso. Questo è il motivo per cui molte persone affette da disturbi dell’alimentazione, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia, non chiedono aiuto o rifiutano addirittura un approccio terapeutico. Quali sono i sintomi dell’anoressia? Le persone che soffrono di anoressia nervosa hanno pensieri e preoccupazioni costantemente rivolti al controllo del cibo e del corpo. Nonostante la magrezza evidente, la persona non ha la percezione della magrezza o comunque ha un’immagine corporea alterata. L’autostima è strettamente legata al peso e alla forma del corpo: la perdita di peso è considerata una conquista ottenuta grazie all’autodisciplina e al rigido controllo. Alcune caratteristiche psicologiche frequentemente descritte nei pazienti con anoressia nervosa sono: depressione, perfezionismo, bassa autostima, difficoltà interpersonali, paura di crescere. Quali sono i sintomi della bulimia? Una persona affetta da bulimia nervosa presenta alcuni segnali specifici: abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull’atto di mangiare; comportamenti di compenso come il vomito autoindotto o utilizzo di lassativi e diuretici in maniera impropria, esercizio fisico in modo eccessivo; frequenza delle abbuffate e relative condotte compensatorie almeno 2 volte a settimana per tre mesi; preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee. Possiamo dire che la caratteristica principale della bulimia nervosa è un circolo autoperpetuante: preoccupazione per il peso e le forme corporee quindi dieta ferrea quindi abbuffate quindi vomito autoindotto. Quali sono invece i sintomi del disturbo da alimentazione incontrollata? Il comportamento caratteristico dei soggetti con BED si distingue per la presenza di episodi ricorrenti di abbuffate. Con questo termine si indica una condizione definita da due precise caratteristiche, entrambe necessarie: mangiare in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore) una quantità di cibo indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e in circostanze simili; sensazione di perdere il controllo nell’atto di mangiare come, ad esempio, sentire di non potere smettere di mangiare o di non potere controllare cosa o quanto mangiare.Quali sono i segnali a cui il genitore deve prestare attenzione? Il genitore dovrebbe preoccuparsi nel caso in cui il proprio figlio o la propria figlia manifesti cambiamenti improvvisi di comportamento: ansia, tendenza all’isolamento, a nascondersi e a nascondere quello che fa, utilizzo frequente del bagno, soprattutto dopo i pasti. Ma anche mangiare in modo diverso rispetto a prima come per esempio con troppa lentezza, sminuzzando eccessivamente il cibo ed escludendo categoricamente alcuni alimenti dalla propria dieta, bere eccessivamente, manifestare una iperattività fisica. E ancora dimagrire eccessivamente, anche se non è un marcatore clinico imprescindibile, perché anche persone di peso corporeo normale possono essere affette dalla patologia oppure persone che non soffrono di DSA possono manifestare dimagrimento improvviso per altri motivi. Come prevenire i disturbi del comportamento alimentare? I numerosi ed approfonditi studi nel campo dei disturbi dell’alimentazione e delle loro possibili cause hanno portato a comprendere che non esiste una singola causa di questi disturbi, ma che molti fattori concorrono a predisporre, precipitare e poi perpetuare il disturbo. Questi fattori sono di vario tipo: fattori genetici, fattori socio-culturali, fattori psicologici, fattori biologici. Per definizione, la prevenzione primaria è possibile solo quando i fattori eziologici sono noti e, soprattutto, quando questi fattori sono modificabili. Per esempio: si può provare ad intervenire sulle pressioni socioculturali relativi alla magrezza che spingono ai comportamenti di dieta (uno dei più potenti fattori di rischio), ma non è possibile intervenire su fattori genetici, fattori di personalità o familiari. Un altro tipo di prevenzione, detta “secondaria”, cerca di identificare i casi il più presto possibile rispetto alla insorgenza del disturbo, poiché è stato appurato, a livello clinico, che un trattamento intrapreso nelle prime fasi della malattia è più efficace. Non sempre tuttavia, soprattutto nelle prime fasi di malattia, la persona con un disturbo dell’alimentazione capisce ed ammette di avere bisogno di aiuto. Anche a questo livello è quindi importante una sensibilizzazione dell’ambiente socio-familiare: a partire dai giovani stessi, alle famiglie, agli operatori scolastici e ai medici di medicina generale. Quali sono le figure professionali messe in campo da Asl3 per la presa in carico della patologia? Come spiegato in precedenza l’approccio a questo genere di problema è multidisciplinare. Per questo in Asl3 è attiva una equipe specializzata composta da psicologi, medici internisti, psichiatri, nutrizionisti, infermieri e operatori sanitari, tutti con una formazione omogenea, per accogliere le richieste di prime visite per diagnosi e cura del DCA. A chi rivolgersi Centro per la prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare Tel. 010 849 6564/6686.Le sedi dove si svolgono i colloqui e le visite mediche sono: Via G. Maggio Genova Quarto Via Rivoli Carignano Palazzo della Salute Fiumara Palazzo della Salute Martinez Genova Pegli Via Golgi Arenzano
Pubblicato: 08 Settembre 2021
In questa pagina risponde alle più frequenti domande sulla salute delle ossa a cura del dottor Andrea Giusti, Reumatologo Responsabile della S.S.D. Malattie Metaboliche Ossee e Prevenzione delle Fratture nell’anziano. Dott. Giusti, quali sono le principali patologie a carico delle ossa? L’osteoporosi (primitiva e secondaria) e l’osteomalacia sono le due più frequenti malattie ossee. Delle due l’osteoporosi è in assoluto la più frequente rappresentando sicuramente un problema di ordine socio-sanitario di rilievo, in relazione alle complicanze e alle conseguenze delle fratture osteoporotiche. L’osteomalacia, sicuramente meno frequente, può interessare popolazioni particolarmente fragili come gli anziani over 90 e soggetti con malattie specifiche. A livello osseo cosa accade quando siamo in presenza di queste due patologie? L’osteoporosi è caratterizzata da una alterazione della micro-architettura e una riduzione della massa ossea, mentre l’osteomalacia si caratterizza per una mancata mineralizzazione della matrice osteoide. In entrambe le condizioni, l’osso diventa più fragile. Quali sono i sintomi della/e malattia/e? L’osteoporosi è per definizione una malattia silente, dando segno di sé unicamente con le fratture da fragilità, che rappresentano l’evento clinico proprio della malattia. L’osteomalacia in generale si può presentare con dolori ossei e muscolari diffusi molto invalidanti e stanchezza. Come prevenire? La prevenzione dell’osteoporosi si basa sostanzialmente sull’implementazione delle abitudini per un corretto stile di vita (attività motoria, alimentazione appropriata, non fumare, evitare abuso di alcolici) e su una corretta integrazione di calcio e vitamina D dove indicato. Sfortunatamente, in molti casi, l’implementazione di suddette norme non è sufficiente, in relazione sia al peso della familiarità sia alle molteplici condizioni che la possono produrre. L’osteomalacia è una condizione legata prevalentemente a una carenza significativa di calcio e di vitamina D. La loro corretta integrazione è pertanto lo strumento principale per la prevenzione. Il medico, una volta acquisite le informazioni cliniche del paziente, indica la corretta somministrazione di calcio e di vitamina D. In questo settore ci sono farmaci innovativi? Premesso che, nel caso dell’osteoporosi, i farmaci storicamente utilizzati per il trattamento e la prevenzione delle fratture sono dotati di grande efficacia e sicurezza, attualmente esistono anche farmaci più innovativi quali il Denosumab, il Teriparatide e il Romosozumab (principio attivo), di imminente commercializzazione, dotati di grandissima efficacia. Quali sono le terapie e i percorsi adottati da Asl3 per far fronte a questo genere di patologie? Asl3 propone terapie uniche e i protocolli terapeutici più avanzati nel trattamento della osteoporosi e nella prevenzione delle fratture così come nel trattamento della osteomalacia; ciò in aggiunta a un percorso integrato dedicato al paziente fratturato, che viene preso in carico precocemente, e finalizzato alla prevenzione di una nuova frattura. Ci sono stati studi specifici portati avanti da Asl3 e collaborazioni? Sì. Asl3 è impegnata da anni nella sperimentazione di farmaci nuovi e, al momento, sta implementando un percorso innovativo per la gestione del paziente con frattura osteoporotica. Il percorso, denominato Progetto LICOS, rappresenta in assoluto uno dei fiori all’occhiello di Asl3. Consigli pratici da seguire Mantenersi attivi dal punto di vista motorio, prediligendo le attività all’aria aperta. Seguire un’alimentazione corretta che includa un appropriato apporto di prodotti alimentari ad alto contenuto di calcio; Seguire i programmi di screening e prevenzione della Asl3; Identificare con il proprio Medico di Medicina Generale, se necessario, la supplementazione con vitamina D più appropriata. In caso di frattura in assenza di trauma, far riferimento prima al proprio Medico di Medicina Generale e, se indicato, a un centro specialistico. A chi rivolgersi Dipartimento delle Specialità Mediche -S. C. Reumatologia e S.S.D. Malattie Metaboliche Ossee e Prevenzione delle Fratture nell’anziano: Poliambulatorio Ospedale La Collettavia del Giappone, 3 - 16011 Arenzanotel. 010 849 8065 Poliambulatorio Ge-Nervivia Missolungi 14 – 16147 Genovatel. 010 849 6955 Palazzo della Salute Fiumaravia degli Operai, 80 – 16149 Genovatel. 010 849 7283
Pubblicato: 08 Settembre 2021
Il mese di settembre rappresenta per molti un momento di ripartenza, di nuovi obiettivi e buoni propositi, fra cui l'adozione di corretti stili di vita per mantenersi in salute. Ma quali strategie adottare? Di seguito l'approfondimento con il dott. Enrico Torre, Direttore S.C. Diabetologia e Malattie metaboliche Asl3 Dottor Torre, cosa si intende per sani e corretti stili di vita? La definizione di stile di vita sano e corretto raggruppa una serie di abitudini quotidiane, tra cui un’alimentazione adeguata, la pratica di attività fisica, l’abolizione del fumo e la limitazione del consumo di alcol. Tali azioni, se messe in atto con regolarità, possono fare la differenza e portare ad un miglioramento della salute psico-fisica, oltre che prevenire l’instaurarsi di malattie metaboliche. Perché è importante uno stile di vita sano? Adottare uno stile di vita salutare è l’arma più valida per prevenire e combattere malattie metaboliche come diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, obesità; uno stile di vita sano permette, inoltre, di prevenire anche l’insorgenza di patologie croniche o neoplastiche, consentendoci pertanto di vivere bene e più a lungo. Come si può iniziare uno stile di vita sano? Un’alimentazione corretta e bilanciata, povera di grassi e zuccheri e ricca di cereali (soprattutto integrali), legumi, ortaggi e frutta, rappresenta un elemento fondamentale nella prevenzione di numerose condizioni patologiche. Mangiare in modo adeguato ed equilibrato, inoltre, aiuta a mantenere in salute il microbiota intestinale e a tenere sotto controllo il peso e l’indice di massa corporea (BMI). Obesità e sovrappeso sono infatti, a loro volta, importanti fattori di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, nonché per morte prematura. Altro tassello importante nell’intraprendere uno stile di vita sano è l’attività fisica. A qualsiasi età, una regolare attività fisica, anche moderata (es: camminare 30 minuti/die), contribuisce a migliorare la qualità della vita, influendo positivamente sullo stato di salute sia fisico che psichico. L’esercizio fisico, infatti, oltre a mantenere sotto controllo il peso corporeo, favorisce l’aumento delle difese immunitarie, previene ipertensione e osteoporosi, modula positivamente i livelli di glicemia e colesterolo, aiuta a prevenire le malattie metaboliche, cardiovascolari, neoplastiche e comporta benefici evidenti per l’apparato muscoloscheletrico. Inoltre, mediante la produzione di endorfine, l’attività fisica riduce ansia, stress e depressione. Per intraprendere uno stile di vita sano, non bisogna infine dimenticare la necessità di smettere di fumare e di ridurre/abolire il consumo di alcolici, in quanto entrambi aumentano il rischio di sviluppare neoplasie e altre patologie (cardio-vascolari, cerebro-vascolari, respiratorie, epatiche). A chi rivolgersi Nell'ambito della S.C. Diabetologia e Malattie metaboliche Asl3 è attivo, presso la sede del pad. 7 del Policlinico San Martino (tel 010 555 4439), l’ambulatorio dedicato all'obesità, rivolto in particolar modo ai soggetti diabetici. In tale sede il paziente con obesità viene valutato e seguito da un team che coinvolge diverse figure professionali (diabetologo, endocrinologo, nutrizionista, psicologo/psichiatra) e che prende in carico il paziente in modo multidisciplinare. Sedi e contatti S.C. Diabetologia e Malattie metaboliche
Pubblicato: 01 Settembre 2021
Intervista alla dott.ssa Cristiana Busso, Psicologa e Coordinatore Gruppo Dipendenze Tecnologiche S.C. Ser.T. Dottoressa Busso, quali sono i segnali ai quali i genitori devono prestare attenzione nell’uso della tecnologia da parte dei propri figli? Quando si può parlare effettivamente di dipendenza? Quando si affronta la tematica del rapporto con la tecnologia dobbiamo tenere presente che, nella società odierna, non è semplice distinguere ciò che è “normale” da ciò che è “patologico” a causa della costante iperconnessione che caratterizza la vita sia degli adulti che dei ragazzi. Rispetto all’adolescenza bisogna saper riconoscere la differenza tra un uso sano e integrato, a sostegno dei bisogni evolutivi di crescita – come socializzazione, sperimentazione ed immagine di sé - da un uso problematico e disfunzionale. In questo senso va tenuto presente che i parametri più importanti sono, non soltanto il tempo trascorso, ma piuttosto la modalità di utilizzo della rete: che cosa il ragazzo fa on line e come lo fa e i significati di tali comportamenti. I rischi vanno valutati in funzione di ogni persona, del suo contesto relazionale e familiare. Non è efficace da parte dei genitori mettere in atto in modo impulsivo una drastica interruzione dell’utilizzo della rete e della tecnologia - come per fare qualche esempio: staccare la spina, interrompere la connessione, sottrarre i dispositivi… - in quanto ciò può anche determinare un peggioramento dello stato emotivo del figlio con esplosioni di aggressività. È necessario chiedere aiuto agli esperti per evitare di adottare modalità controproducenti e rischiose. Qualora i genitori avessero preoccupazioni o dubbi su come comportarsi possono rivolgersi ad un professionista per essere aiutati a comprendere meglio il tipo di uso che viene fatto dai loro figli dei dispositivi e della rete. Alcuni sintomi delle dipendenze tecnologiche: Aumento progressivo del tempo dedicato ai videoschermi (videogiochi, social, serie tv, rete, messaggistica…) e diminuzione di quello utilizzato per gli impegni scolastici, lavorativi, sportivi. Aumento delle assenze scolastiche con, talvolta, una diminuzione del profitto. Immersione nel mondo della rete e crescente difficoltà a staccarsi dai dispositivi e ad autoregolarne l’uso. Alterazioni nel ritmo sonno/veglia, disordini nell’alimentazione, progressivo disinteresse verso la cura personale Comparsa di alcune problematiche fisiche (bruciore agli occhi, mal di testa, dolori muscolari), cambiamenti umorali (irritabilità, ansia, aggressività)Aumento dell’impiego di denaro utilizzato per videogiocare (acquisto di migliorie e potenziamenti proposti dai videogiochi). La prevenzione inizia nell’infanzia, soprattutto in merito all’uso della tecnologia. Le linee di indirizzo per le attività di prevenzione primaria sottolineano come il supporto alla famiglia rispetto al suo ruolo educativo costituisca la principale strategia verso il rischio di comportamenti di dipendenza. Quali sono le mosse a disposizione in via preventiva per combattere il fenomeno? È importante che la coppia genitoriale abbia un confronto e un accordo rispetto allo stile educativo e alle regole da porre in riferimento all’uso dei dispositivi. La tecnologia va introdotta con gradualità. L’affiancamento dei figli all’uso della tecnologia parte dall’infanzia e prosegue negli anni per trasformarsi da “spazio di vigilanza” a “spazio di relazione”. Non bisogna confondere una “confidenza” con i dispositivi con una “competenza digitale”. I bambini imitano quello che vedono e pertanto i genitori devono essere consapevoli delle proprie modalità di utilizzo dei dispositivi. Non è opportuno mettere i bambini in contatto con i dispositivi troppo precocemente, (mai prima dei tre anni) ed è necessario seguire le indicazioni fornite che suggeriscono le età consigliate (PEGI sui videogiochi). I genitori non dovrebbero utilizzare i dispositivi per “intrattenere” i figli o come premi per un comportamento richiesto.Per meglio regolare l’uso della tecnologia e della rete, i genitori dovrebbero conoscere e fare esperienza diretta degli oggetti di consumo che i figli vorrebbero scaricare (videogiochi, applicazioni, social, chat…). All’interno del Sert Distretto 13 esiste da oltre 10 anni un’attività consolidata di prevenzione primaria alle dipendenze, rivolta ai genitori dei bambini dai 3 ai 10 anni, che coinvolge anche i docenti e che pone uno sguardo, sempre aggiornato, sulle modalità di utilizzo da parte dei bambini della tecnologia e dei prodotti mediali. Sono realizzati dagli operatori Sert incontri di sensibilizzazione e formazione rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo grado e degli Istituti Superiori sui temi delle dipendenze tecnologiche all’interno di progetti di prevenzione che privilegiano come target gli adulti di riferimento. Quali strumenti Asl3 mette a disposizione delle famiglie per la cura delle dipendenze tecnologiche? Esiste all’interno dell Sert il Gruppo Interdistrettuale Dipendenze Tecnologiche i cui settori di interesse sono: ricerca, formazione, prevenzione, trattamento, centrati soprattutto sul target adolescenti, giovani adulti e loro familiari in risposta alle richieste di aiuto più frequenti, ma sono ricomprese anche tutte le forme dipendenza tecnologica che possono riguardare anche la popolazione adulta: trading compulsivo online, shopping compulsivo online, dipendenza da relazioni e sesso virtuale, ricerca eccessiva di informazioni in rete e altro. Il gruppo Dipendenze Tecnologiche è composto da più di venti operatori, di diverse professionalità quali psicologi, medici, assistenti sociali, educatori, infermieri che svolgono la funzione di referenti all’interno dei loro Servizi territoriali di appartenenza, in modo che in ogni parte della città ci siano operatori specializzati e dedicati a tali problematiche. Fa parte del Gruppo Dipendenze Tecnologiche il responsabile di “MySpace”, progetto della S.C. Sert che si sta occupando di adolescenti anche con problematiche legate all’uso intensivo dei videogiochi con laboratori specifici. Obiettivi del Gruppo Dipendenze Tecnologiche Asl3: sviluppare un pensiero critico di fronte all’allarme mediatico e sociale, con un aggiornamento continuo sul tema delle dipendenze tecnologiche; accogliere e rispondere alle richieste di aiuto dei genitori preoccupati per il rapporto dei figli con la tecnologia e la rete; raccogliere il bisogno di informazione e formazione da parte del mondo della scuola e delle agenzie educative costruire una rete tra operatori di diversi Servizi. Gli strumenti di cura utilizzati all’interno dei Sert per tali problematiche sono: colloqui di accoglienza della domanda di aiuto e valutazione diagnostica del problema, interventi psicologici e psicoeducativi sia per la famiglia che per il ragazzo, interventi psicoterapici individuali e familiari, interventi domiciliari nel caso di adolescenti ritirati socialmente con lo scopo di valutare la situazione e creare un possibile aggancio, anche utilizzando videochiamate. Qualora si ritenga necessario si coinvolgono nella presa in carico del caso anche altri Servizi che possono contribuire per le loro competenze (N.P.I.A., Consultorio, Salute Mentale). Ciascuno di noi può contribuire a migliorare il contesto delle dipendenze? Il rischio di un uso problematico e di dipendenza dalla rete e dai dispositivi vale anche per il mondo adulto. I cambiamenti introdotti dalla tecnologia, la portabilità, l’immediatezza della comunicazione, la mancanza di confini tra l’uso lavorativo e ricreativo possono determinare un utilizzo compulsivo. Ogni individuo ha il compito di auto osservarsi e di migliorarsi rispetto alla propria capacità di regolazione dei tempi e dei modi di utilizzo dei videoschermi. Ogni cittadino è chiamato a sviluppare una riflessione per evitare sia la demonizzazione che la banalizzazione della tecnologia. Non è utile incolpare la rete, ma comprenderne i significati, nonostante i possibili pregiudizi. È importante essere informati su queste problematiche e sulle possibili soluzioni anche per poter orientare coloro che potrebbero aver bisogno di aiuto. Ricerca e collaborazioni sul tema Il gruppo Dipendenze Tecnologiche ha collaborato negli anni 2018 e 2019 alla ricerca predisposta dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova sull’uso della rete da parte dei giovani genovesi. La Ricerca: “Dipendenza da Internet e benessere psicologico in giovani adulti liguri” è stata presentata il 6 febbraio 2019 presso il DISFOR Università di Genova. Qui il link per poter leggere il Report: https://www.asl3.liguria.it/archivio-comunicazioni/item/2216-i-giovani-e-la-rete-focus-sulle-dipendenze-da-internet.html Il referente e coordinatore del Gruppo Dipendenze Tecnologiche collabora al progetto: “Rete Senza Fili. Internet Addiction Disorder (IAD): tante connessioni possibili. Mappatura e Censimento delle risorse territoriali” in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Gruppo IR (Interregionale) Dipendenze. A chi rivolgersi Referente e Coordinatore Gruppo Dipendenze Tecnologiche S.C. Sert: Dott.ssa Cristiana Busso tel. 010 849 6241 - mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Gli operatori dedicati ai temi delle Dipendenze Tecnologiche sono contattabili all’interno dei seguenti Sert Distrettuali: Distretto 8 tel. 010 849 9877 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Distretto 9 tel. 010 849 7447 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Distretto 10 tel. 010 849 4030 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Distretto 11 tel. 010 849 7686 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Distretto 12 tel. 010 849 4827 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Distretto 13 tel. 010 849 6330 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Approfondimento Intervista di Monica Pinna di Euronews https://it.euronews.com/2021/01/29/la-dipendeza-tecnologica-dei-giovani-e-aumentata-con-la-pandemia Archivio articoli "Pillole di prevenzione" Pillole di Prevenzione - i Reni Pillole di prevenzione - Tiroide
Pubblicato: 20 Luglio 2021
Intervista al dott. Paolo Sacco, Direttore della S.C. Nefrologia e Dialisi Asl3 Dott. Sacco, quali sono le principali patologie a carico dei reni? I reni possono essere interessati da diverse patologie. Esistono malattie specificatamente renali, come le glomerulonefriti (dovute ad un processo infiammatorio), le nefriti tubulo-interstiziali (ad esempio da danno farmacologico), le pielonefriti (causate da un’infezione), l’interessamento renale nel corso di malattie sistemiche (mieloma multiplo, LES e altre collagenopatie), le patologie da ostruzione delle vie urinarie (calcolosi, ipertrofia prostatica, neoplasie) o le malattie ereditarie (rene policistico). Inoltre, negli ultimi anni, stiamo assistendo a un incremento di patologie che colpiscono i reni in quanto organi particolarmente vascolarizzati, come l’ipertensione arteriosa, diabete mellito, sindrome metabolica e dislipidemia, che rappresentano le principali cause di “malattia renale cronica (MRC)”, intendendo con questo una “condizione di alterata funzionalità renale che perdura da almeno tre mesi”. Si stima che a livello mondiale il 10% della popolazione sia affetta da MRC. Perché è importante che funzionino bene? Ricordiamo che la principale funzione dei reni è quella di filtrare il sangue in modo che i prodotti di scarto del metabolismo e i liquidi in eccesso possano essere eliminati attraverso l'urina. I reni contribuiscono inoltre al controllo della pressione arteriosa, alla formazione dei globuli rossi e al metabolismo osseo. Quando i reni non funzionano correttamente le sostanze di scarto possono accumularsi nel sangue provocando uno stato di intossicazione: in questo caso si parla di insufficienza renale. L’insufficienza renale può essere acuta o cronica. La prima è caratterizzata da una rapida perdita della funzionalità renale dovuta, spesso, a fattori temporanei: se curata rapidamente, la stessa può regredire e il paziente andare incontro a guarigione. L’insufficienza renale cronica, invece, è sostenuta da un danno non reversibile e tende a progredire più o meno velocemente nel tempo, portando in alcuni casi alla necessità di una terapia sostitutiva come dialisi o trapianto. Quali sono i campanelli di allarme che ci inducono a rivolgerci allo specialista? I sintomi derivanti dalle malattie renali possono essere numerosi e diversi, a seconda della patologia che interessa questi organi; spesso i sintomi sono aspecifici, altre volte addirittura possono essere assenti e manifestarsi soltanto in caso di grave compromissione della funzionalità renale. Possono essere evocativi di una malattia renale la presenza di sangue e/o di proteine nelle urine, il dolore in sede lombare (tipico quello della colica renale), la comparsa di edemi agli arti inferiori, le variazioni del volume urinario, ma anche l’astenia, il pallore, la nausea, la febbre, alcune manifestazioni cutanee e sintomi neurologici. In tutti questi casi ci vengono in aiuto gli esami di laboratorio (le alterazioni degli indici di funzionalità renale come la creatinina e l’urea, le caratteristiche del sedimento urinario, i markers immunologici), gli esami strumentali (come l’ecotomografia, la TC e la RM) o esami specifici come la biopsia renale. La prevenzione può giocare un ruolo importante per la salute dei reni? La prevenzione è fondamentale per la maggior parte delle patologie renali. La prevenzione primaria delle malattie renali specifiche si basa sulla consulenza del genetista per le malattie ereditarie, sull'uso accorto dei farmaci potenzialmente nefrotossici, sull'uso ponderato del mezzo di contrasto iodato necessario per l’esecuzione di alcune indagini strumentali. Per alcune nefropatie a patogenesi immunologica non è possibile attuare una prevenzione primaria. Per quanto riguarda invece la nefropatia secondaria al diabete mellito o all’ipertensione arteriosa, la prevenzione primaria si attua tramite la modifica dei comportamenti non salutari individuali: fumo, abuso di alcol e sostanze illegali, dieta scorretta e inattività fisica rappresentano comportamenti non salutari che si instaurano spesso già durante l’infanzia o l’adolescenza. Un corretto stile di vita permette infatti di prevenire condizioni patologiche come iperglicemia, ipertensione arteriosa, dislipidemia che, anche se diagnosticate e trattate in tempo, potrebbero non essere reversibili. Le terapie a disposizione sono efficaci? La ricerca farmacologica in ambito nefrologico ha da sempre come obiettivo quello di curare la malattia renale in atto e di prevenire o rallentare l’evoluzione dell’insufficienza renale che in alcuni casi ad essa consegue. L’utilizzo sempre più diffuso negli ultimi anni di anticorpi monoclonali ha migliorato in modo netto la qualità delle terapie e conseguentemente la prognosi di molte malattie renali e non solo. Nell’ambito delle patologie ereditarie buoni risultati sono stati ottenuti nel trattamento del rene policistico dell’adulto grazie all’utilizzo di farmaci che rallentano la crescita delle cisti stesse. Per quanto riguarda il trattamento del diabete mellito da alcuni anni vengono utilizzati farmaci che hanno dimostrato un rallentamento e in alcuni casi una regressione della nefropatia diabetica. C'è poi una serie di farmaci utilizzati nel trattamento delle complicanze dell’insufficienza renale cronica che permettono un buon controllo delle stesse. Quali sono le specificità del suo Reparto? La S.C. Nefrologia e Dialisi di ASL3 propone le più moderne terapie farmacologiche per il trattamento delle nefropatie e le tecnologie più avanzate per il trattamento sostitutivo della funzione renale (emodialisi e dialisi peritoneale), così come avviene negli altri centri nefrologici metropolitani e regionali. Particolare attenzione viene rivolta al paziente cronico, grazie anche all’utilizzo di sistemi di telemedicina che permettono di personalizzare la terapia dialitica “da remoto” riducendo così gli accessi agli ambulatori ospedalieri. Il nostro Reparto ha partecipato a diversi studi multicentrici sull’efficacia degli agenti stimolanti l’eritropoiesi nel paziente affetto da anemia renale. Attualmente sta partecipando ad uno studio osservazionale multicentrico sull’efficacia della vaccinazione anti Covid-19 nei pazienti in trattamento dialitico, promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Società Italiana di Nefrologia, e ad uno studio sulla malattia policistica dell’adulto. Dott. Sacco, veniamo ai consigli pratici: quali sono le principali attività che possono tutelare la salute dei reni? Esistono poche ma importanti regole per mantenere in buona salute i propri reni. Ve le elenco di seguito: mantenersi attivi e in forma: seguire uno stile di vita attivo e tenersi in buona forma fisica aiuta a ridurre la pressione sanguigna e quindi riduce il rischio di malattia renale cronica mantenere nella norma i livelli di glicemia: poiché quasi la metà delle persone che hanno il diabete sviluppa un danno ai reni, è importante in queste persone verificare regolarmente la loro funzione renale. Il danno renale da diabete può essere ridotto o prevenuto se rilevato precocemente tenere sotto controllo la pressione sanguigna: l'ipertensione arteriosa è definita il “killer silenzioso”, in quanto può causare danni a vari organi, tra cui i reni mangiare sano e controllare il peso: una corretta alimentazione può aiutare a prevenire il diabete, le malattie cardiache e altre condizioni associate alla malattia renale cronica ridurre l'assunzione di sale: l'assunzione di sodio raccomandata è di 3-6 grammi di sale al giorno (circa un cucchiaino). Per far questo occorre limitare l’assunzione della quantità di alimenti trasformati (conservati) e limitare l'aggiunta di sale nei cibi bere una adeguata quantità di liquidi durante la giornata (nel caso patologie cardiologiche chiedere sempre consiglio al Medico curante non fumare: il fumo può compromettere l’integrità dei vasi sanguigni dei reni compromettendone la funzionalità attenzione all’assunzione dei farmaci: un'eccessiva assunzione di alcuni farmaci (ad esempio di FANS) potrebbe causare danni ai reni. Per tale motivo occorre sempre chiedere consiglio al proprio medico Nel caso si sospetti una patologia renale, o in presenza di fattori di rischio (come diabete e ipertensione), eseguire alcuni test semplici e a basso costo come l’esame urine e il dosaggio ematico della creatinina. A chi rivolgersi Sedi e contatti S.C. Nefrologia e Dialisi
Pubblicato: 13 Luglio 2021