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Intossicazione alimentare da trichina (o trichinella)

Cos’è l’infezione da trichina o trichinella (Trichina spiralis)?

La trichinosi è una parassitosi, che può dare problemi anche gravi, causata dalla trichina o trichinella (Trichina spiralis), un parassita dei carnivori che può essere trasmesso all’uomo attraverso il consumo di carni infestate.
Gli individui adulti sono dei vermi di dimensioni molto piccole (1,5 mm per l maschio, 4 o 5 mm per la femmina). Si sviluppano a partire dalle larve ingerite insieme alla carne infestata, dopo 6-7 giorni dalla digestione diventano adulti, si accoppiano, e poi la femmina inizia a scaricare le larve, senza passare per la fase dell’uovo. Ogni femmina produce circa 1500 larve, che oltrepassano la parete intestinale e quindi entrano in un vaso sanguigno, come una piccola arteria, e si diffondono con il flusso del sangue fino ai muscoli, dove si fermano e si incistano, cioè vengono rivestite da una capsula fibrosa che può anche calcificare. Quando l’uomo o qualsiasi altro animale carnivoro mangia la carne infestata, le larve si liberano dalla capsula e il ciclo ricomincia nel nuovo ospite.

Come si manifesta l’infezione da trichina?

L’infestazione da trichina causa inizialmente manifestazioni allergiche, febbre, dolori intestinali, diarrea; in seguito la reazione del corpo verso le larve incistate nei muscoli produce infiammazioni e dolori muscolari anche intensi.
Il parassita infesta l’uomo soprattutto a seguito del consumo di carni suine, sia di maiali domestici sia di cinghiali, che a loro volta si infestano mangiando carni di ratti o di volpi. Nel caso si sospetti l’insorgenza dell’intossicazione alimentare occorre rivolgersi immediatamente  al Pronto Soccorso più vicino.

Come ci si può difendere?

I maiali domestici devono essere obbligatoriamente sottoposti ad esame per la ricerca delle larve, sia per quanto concerne quelli macellati in un macello che quelli macellati a casa.
Per i cinghiali abbattuti durante battute di caccia, invece, l’esame non è più obbligatorio, almeno nella Regione Liguria. In caso di cessione di piccola quantità di carne ad un ristorante, è necessario provvedere all’analisi presso un laboratorio autorizzato, ma se il consumo avviene privatamente non sussiste alcun obbligo.

Ultimamente si sono verificati casi di trichinellosi nell’uomo dovuti al consumo di carni di cinghiale non sufficientemente cotte o di salumi di cinghiale fatti in casa.
La principale precauzione è quella di consumare la carne di cinghiale ben cotta, poiché la cottura è il miglior modo di distruggere le trichine.

Per quanto riguarda i prodotti a base di carne da consumare crudi, come salumi e prosciutti di cinghiale, è molto meglio mangiare solo quelli prodotti da stabilimenti e laboratori autorizzati a lavorare carni di selvaggina cacciata o allevata, che devono utilizzare solo carni sottoposte ad esame trichinoscopico.
Il consumo di carni crude, come “tartare” di cinghiale o altre simili preparazioni, è decisamente da sconsigliare, a meno di non essere assolutamente sicuri.

 

Per ulteriori informazioni è possibile contattare via mail la S.C. Igiene degli alimenti di origine animale all’indirizzo di posta elettronica Igienealimenti.oa@asl3.liguria.it. Gli specialisti risponderanno alle vostre domande. 

 

 

Ultima modifica mercoledì, 01 marzo 2017 11:37