La pandemia Covid-19 ha rapidamente portato verso un nuovo scenario per il trattamento dei pazienti affetti da malattie epatiche legate all’alcol e persone con disturbi in relazione al consumo di alcol. È stato dimostrato, infatti, che i periodi di isolamento possono indurre un picco nel disturbo uso di alcol. L'insufficienza epatica, inoltre, è stata segnalata come una manifestazione comune di COVID-19.
Il tema è oggetto dello studio, svolto dagli esperti della Società Italiana di Alcologia (SIA), recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Digestive Diseases and Sciences.
All’indagine - coordinata dal Dott. Gianni Testino, Presidente della Società Italiana di Alcologia (SIA) e Direttore della S.C. Patologia delle Dipendenze ed Epatologia Asl3, con il contributo di vari esperti fra cui il Direttore Generale Asl3 Luigi Carlo Bottaro - ha portato a una revisione approfondita della gestione di queste malattie con un approccio in grado di garantire sicurezza senza perdere l’efficacia terapeutica del trattamento multidisciplinare.
I membri della SIA, attraverso videoconferenze svolte durante il periodo del lockdown, hanno ristabilito i principi per gestire la malattia epatica in pazienti positivi al Covid-19. I nuovi criteri hanno tenuto conto di:
- lesioni epatiche in pazienti con malattie epatiche legate all'alcol e infezione da COVID-19
- tossicità per il fegato dei farmaci testati per il trattamento di COVID-19 e l'interazione farmacologica tra i farmaci utilizzati per trattare i disturbi del consumo di alcol e per trattare COVID-19
- riorganizzazione della gestione di ALD e trapianti di fegato compensati e non compensati nell'era COVID-19
L’attuale gestione dei pazienti avviene in base a nuove norme di sicurezza, telemedicina, telesalute, riunioni a chiamata con i medici, infermieri, operatori socio sanitari, pazienti e badanti.
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