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Venerdì, 24 Febbraio 2017 13:06

Lo specialista risponde: la fibrillazione atriale

La parola allo specialista – La fibrillazione atriale

Intervista al dott. Stefano Domenicucci,
Direttore del Dipartimento di Cardiologia di ASL3

 

Cos'è la fibrillazione atriale? Come combatterla? Quali sono i rischi e quali le terapie in uso? Queste sono alcune delle domande a cui risponde il dr. Stefano Domenicucci, Direttore del Dipartimento di Cardiologia di ASL3 Genovese.

Cos'è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale è un disordine del ritmo cardiaco, prevalentemente caratterizzato da un'accelerazione e da una irregolarità della frequenza cardiaca in quanto questa non è piu' condotta dal nostro fisiologico pace-maker.

Qual è l’incidenza della fibrillazione atriale nella popolazione anziana?

Questa aritmia, presente nel 2% della popolazione generale, diventa gradualmente più frequente con l'aumentare dell'età, raggiungendo il 4% tra i 60 e 70 anni e il 16% nei soggetti con età uguale o superiore a 80 anni. Questo rende tale aritmia particolarmente presente nella popolazione Ligure, caratterizzata da un'età media elevata.

Quali sono i rischi che tale aritmia comporta?

Il rischio più temibile che questa aritmia comporta è rappresentato dall'ictus cerebrale, generato dalla frequente formazione di coaguli all'interno del cuore a causa del movimento rapido e disordinato delle pareti delle cavità atriali in corso di fibrillazione atriale.  Quando il coagulo si stacca dalle pareti dell'atrio e prende la via del cervello provoca un ictus ischemico,  causa potenziale di morte o di permanente invalidità.

Come medico e paziente possono combattere efficacemente la fibrillazione atriale, frequente nemico della salute e di una buona qualità di vita?

Tre sono le armi principali: innanzitutto la diagnosi precoce, poi il controllo del ritmo e della frequenza cardiaca, spesso elevata, e infine il controllo del rischio di ictus cerebrale con appropriata terapia anticoagulante orale quando indicata.

Qual è il ruolo del Medico di Medicina Generale nella diagnosi di fibrillazione atriale?

Nella diagnosi di aritmia è cruciale il ruolo del Medico di Medicina Generale: al riscontro di un'aritmia sospetta per fibrillazione atriale, egli attiva l'esecuzione di un elettrocardiogramma per confermare la diagnosi.

Cosa offre ASL3 ai cittadini cui è stata diagnosticata la fibrillazione atriale?

In ASL3 Genovese è attivo dal 2004 il Progetto di Telecardiologia, rete telematica attiva con oltre 25.000 elettrocardiogrammi eseguiti: ad oggi sono circa novanta i Medici di Medicina Generale che possono eseguire e trasmettere un elettrocardiogramma dal proprio studio e ricevere in tempo reale sia il referto dell'elettrocardiogramma sia una consulenza telefonica da parte degli specialisti del Dipartimento di Cardiologia. Una diagnosi "in diretta" che  consente al medico di famiglia di partire da subito con un trattamento appropriato sia per la gestione del ritmo che per la riduzione del rischio di ictus.

Per completare l'inquadramento diagnostico e ottimizzare il trattamento, il Medico di Medicina Generale collabora con il cardiologo territoriale o ospedaliero, che con un percorso diagnostico dedicato imposta il più appropriato trattamento del ritmo e del rischio di embolia e conseguente possibile ictus.  Per il controllo del ritmo, si attiva un'altra rete ASL 3, la Rete Aritmologica, che coinvolge in prima battuta i cardiologi ospedalieri e del territorio i quali possono inviare una selezionata parte dei pazienti, quando necessario, ai centri aritmologici del Dipartimento, caratterizzati da consolidata e riconosciuta esperienza in ambito regionale e nazionale nell'inquadramento elettrofisiologico delle aritmie cardiache e, in particolare, nell'ablazione della fibrillazione atriale, per la quale dispone delle più moderne tecnologie a disposizione.

E per il rischio di trombosi e conseguente embolia?

Quando il rischio è presente, è necessario impostare una terapia anticoagulante orale, che oggi si avvale di un nuovo alleato rappresentato dai  nuovi anticoagulanti orali (NAO) che si affiancano ai farmaci dicumarolici, Coumadin o Sintrom, nella lotta all'ictus.

Come individuare i candidati a terapia anticoagulante orale?

Anche qui viene in aiuto la rete dei professionisti: il Medico di Medicina Generale conosce meglio di tutti il candidato a terapia e può contribuire in modo rilevante a valutare il reale rischio tromboembolico,  segnalando allo specialista eventuali controindicazioni alla terapia anticoagulante orale o particolari caratteristiche del paziente che facciano orientare verso una specifica terapia tra quelle a disposizione.

La rete dei cardiologi ospedalieri e territoriali, tenendo conto di queste importanti indicazioni, può completare l'inquadramento diagnostico e terapeutico prescrivendo un farmaco NAO (nuovi anticoagulanti orali), quando i dati anamnestici e le indicazioni dell'AIFA - Agenzia Italiana del Farmaco - lo prevedono.

Quali sono i risultati ottenuti?

La condivisione di protocolli assistenziali che coinvolgono più professionisti sanitari, come avviene appunto nella gestione del fibrillazione atriale in ASL3 Genovese, consente di rafforzare sinergie e competenze e velocizzare i percorsi, rendendoli più efficaci, aumentando la soddisfazione e il gradimento da parte dei pazienti.

Ultima modifica venerdì, 16 giugno 2017 09:58